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Workshop di agility, la danza a sei zampe

di Redazione Quattrozampe

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Un workshop di agility esclusivo, di un anno: un vero corso di formazione per diventare conduttori e poi, con la dovuta esperienza sul campo, anche istruttori

L’agility a 360° non è più impossibile. È un modo tutto nuovo di apprendere i segreti di questa danza a sei zampe, di farla propria, di praticarla al meglio con il proprio cane ed eventualmente, se si possiedono le dovute caratteristiche, anche divulgarla attraverso un sano e professionale insegnamento. Ed è nato da una mia idea, qualche anno fa, il workshop di agility dog, un vero corso di formazione “dall’infinita” durata di un anno, attraverso il quale i partecipanti, aventi una cultura cinofila di base, possono apprendere in ventiquattro appuntamenti, suddivisi in dodici weekend a cadenza mensile, tutto ciò che riguarda il mondo dell’agility.

Questa idea è maturata sulla base della mia esperienza di istruttore, attraverso la quale mi sono ritrovato molto spesso a seguire il mio intuito per risolvere o affrontare situazioni sia di natura tecnica che di natura organizzativa. Mi sono sempre messo nei panni di qualcuno che, spinto dalla passione, si lancia nell’insegnamento dell’agility all’avanguardia nel proprio centro cinofilo e di tutto quello che ne consegue, come l’organizzazione di gare nazionali, di dimostrazioni, di stage, di corsi di formazione, di eventi televisivi e pubblicitari, di marketing e tanto altro ancora, che oggi fanno davvero la differenza tra i centri cinofili, se ottimamente gestiti.

Tre  concetti di base

I miei workshop iniziano con tre concetti molto chiari e assolutamente obbligatori da mettere in pratica per garantirne il proseguo.

In primis il rispetto tassativo per il cane considerato compagno di squadra, ma soprattutto di vita, al quale si deve davvero tanto e che sarà sempre la risposta alla nostra domanda: “ma io, grazie a chi mi trovo qui?”.

Il secondo concetto fondamentale è legato alla serenità con cui si affronta una prestazione, pertanto io “pretendo” il sorriso sempre bene evidente in ogni situazione, sia alla partenza, ma soprattutto all’arrivo di un percorso, qualunque sia stato il risultato.

Il terzo e ultimo concetto, infine, è quello di non perdere mai di vista il gioco, componente fondamentale di questa armonia a sei zampe. Seppur la prestazione che si sta per affrontare abbia in palio una posta importante, non ci si deve mai dimenticare che per il cane si tratta di un gioco, quindi eventuali errori sono da attribuirsi solo ed esclusivamente al conduttore, o per una errata comunicazione nel percorso, o per un mancato insegnamento pre-gara.

Il workshop si apre con una conoscenza di tutti i binomi, perché a differenza di molti corsi di formazione, questo consente la partecipazione del proprio cane. Sono previste lezioni teoriche e pratiche, dove i partecipanti diventano istruttori e, a turno, spiegano ad un binomio un esercizio appreso.

Nella teoria i ragazzi imparano a conoscere il cane in quanto animale di branco, il suo comportamento, il suo linguaggio, per meglio entrare in comunicazione con lui.

Nella pratica gli allievi imparano tutti gli step addestrativi che riguardano la preparazione all’agility, come approcciare il cane agli esercizi e come spiegare ai futuri allievi. Durante il percorso formativo, infatti, sono previste simulazioni di lezioni, ossia, appena termina la spiegazione pratica di un argomento ben appreso, i partecipanti vengono coinvolti in una vera e propria lezione dove si invertono i ruoli di istruttore e allievo/ conduttore.

Il primo argomento pratico spiegato è senza dubbio la comunicazione corporea che avviene tra conduttore e cane, descrivendo accuratamente il corretto utilizzo del corpo, dai piedi che danno la direzione, alle braccia, ad altezza di occhio del cane, che indicano cosa affrontare. Di conseguenza si insegna al cane a girare attorno a un paletto… e poi a due, a tre, a quattro, etc, e quindi al conduttore si svelano i segreti della giusta comunicazione, facendo in modo che i concetti base della conduzione siano ben chiari al binomio.

La simulazione delle lezioni mi serve per capire se la figura dell’istruttore in quel momento è capace di mantenere certe regole all’interno del campo, se riesce a comunicare correttamente con il suo allievo e se ha realmente capito l’argomento appena spiegato. D’altra parte l’allievo/conduttore e il proprio cane dovranno eseguire correttamente ciò che l’istruttore sta cercando di insegnare loro. Qui possono emergere problematiche di rapporto che non consentono la corretta simulazione dell’argomento in questione, e pertanto in queste situazioni invito l’allievo a seguire consigli che applicherà, durante i giorni che ci separano da un modulo all’altro, e che serviranno a migliorare il proprio rapporto con il compagno a quattro zampe. In tutto questo, i restanti allievi del workshop dovranno rimanere attenti e concentrati sulla spiegazione del “collega istruttore” evidenziandone alla fine incompletezze o altro, nella massima attenzione e nel totale rispetto di chi è stato chiamato in causa per la dimostrazione.

Con questo sistema tutti sono in sintonia tra loro e si forma una vera e propria famiglia, che cerca di restare allineata il più possibile agli argomenti appresi. I lavori che i ragazzi sono tenuti a svolgere a casa riguardano le relazioni scritte di argomenti teorici fatti durante ogni modulo e i video di quelli pratici. Si formano così per coloro che ne hanno la possibilità e sono vicini, dei veri gruppi di lavoro.

I cani sono così sempre coinvolti ma soprattutto, se i ragazzi sono in gamba, possono anche preparare il proprio cane con le tecniche adottate nel workshop ed essere monitorati di volta in volta, attraverso la visione dei video o la stessa pratica richiesta nel modulo. In questo modo ci si conosce meglio e si ultimano pian piano tutte le tecniche per affrontare gli ostacoli di agility, si studia accuratamente tutto il regolamento dell’agility, ma soprattutto si vivono esperienze reali, come ad esempio quella di essere parte di una vera e propria organizzazione di una gara.

Ogni ragazzo avrà il proprio compito, a partire dal ruolo di organizzatore (preso a caso tra loro) che dovrà organizzare e coordinare lo staff, ma anche tutto ciò che riguarda la gara, garantendone il perfetto svolgimento dell’evento. Inoltre, se qualche binomio sarà pronto e avrà le carte in regola, potrà partecipare, in una seconda esperienza, a una gara vera nella categoria di appartenenza. Proprio in quella occasione la simulazione pratica sarà quella legata all’argomento della gestione in gara di un gruppo agonistico, con tutto ciò che il ruolo di capo club (simulato da un allievo) ne consegue.

Io credo che questo modo di insegnare l’agility possa realmente essere la chiave dell’apprendimento per tutti coloro che in primis vogliono diventare conduttori e poi, con la dovuta esperienza sul campo, diventare anche istruttori, capaci di diffondere con il sorriso e con l’umiltà questa incantevole favola chiamata agility.

di Alfonso Sabbatini

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