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Dog day in Bolivia: la festa del patrono dei cani

di Claudia Ferronato

dog day

16 Agosto: Dog Day

Il Dog Day in Bolivia si festeggia il giorno di San Roche (il nostro San Rocco) il Santo protettore dei cani.
San Rocco, nobile francese vissuto tra Francia e Italia nel XIV° secolo, ha assistito i malati di peste.
Quando si è ammalato lui stesso, è stato accudito da un cane che gli ha salvato la vita.
Questo cane è sempre raffigurato insieme al santo, spesso mentre ha in bocca un pezzo di pane che portava al santo per nutrirlo.

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Nella religiosa El Alto, la Chiesa celebra questo evento in modo molto sentito dal popolo.
Tutti coloro che hanno cani, li hanno portati presso la parrocchia di Villa Adela, per la Santa Messa a loro dedicata.

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Molti hanno condiviso le foto dei loro cani sui social. 

Il prete di Villa Adela, Justino Limachi, ha detto che i cani sono creature di Dio e che bisogna occuparsene con dedizione.
Ha aggiunto che è necessario vaccinarli e poi ha benedetto cani e umani, perché si prendano cura dei loro animali domestici.
Il sacerdote ha concluso rallegrandosi che tutti coloro che hanno partecipato alla celebrazione sono fortunati.
Questo perché vivono circondati dall’amore delle famiglie umane che li hanno adottati.

I randagi boliviani

E’ un tema questo molto sentito, anche perché molti cani boliviani sono ancora per strada a soffrire la fame e il freddo.
Il Ministero della Salute dello stato sudamericano stima che ci siano circa mezzo milione di randagi.

Il reportage di Raul Valda

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Il fotografo boliviano ha pensato di ricambiare l’amore di cui è stato circondato dai suoi cani, durante una malattia.
Nel 2013 ne è nato un progetto-documentario e la prima foto è stata scattata proprio a El Alto.
Si tratta di una delle città situate alla maggiore altitudine del mondo (4151 metri).
Valda ha immortalato molti cani mentre vagano per le strade oppure rovistano tra l’immondizia, con le stesse tecniche di un servizio di moda.
Valda ha evidenziato un problema decisamente serio e, secondo lui, sottostimato.
Il fotografo sottolinea che anche chi li adotta, spesso li lascia vagare per la strada mentre va a lavorare.
E solo la sera li accoglie in casa.
Il progetto, da cui è nato un libro, si è concluso con gli scatti dei cani adottati da famiglie amorevoli.

Frà Baffo

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Arriva sempre dalla Bolivia la storia di Carmelo, chiamato così in onore a un frate anziano.
Il cane è conosciuto in tutto il mondo come Fray Bigotòn, Frà Baffo in italiano.

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Il piccolo Schnauzer era uno di quei randagi, gironzolava per Cochabamba.
L’anno scorso è stato accolto in un monastero francescano dove trascorre le sue giornate correndo e giocando spensierato, accudito dai frati.

 

di Claudia Ferronato

 

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