Pubblicità
Pubblicità

Due nuovi lupi nell’Oasi di Castel di Guido: impariamo a difenderli!

di Redazione Quattrozampe

Due nuovi lupi nell'Oasi di Castel di Guido: impariamo a difenderli!

L’Oasi Lipu di Castel di Guido, a pochi chilometri da Roma, quest’anno ha potuto festeggiare la nascita di due lupacchiotti, i cui genitori sono Numa e Aurelia, ripresi per la prima volta nel 2016. Dalle immagini tratte dalle fototrappole collocate nell’Oasi è facile riconoscere i due cuccioli, che vivono con i genitori in un’area inaccessibile.

Queste le parole di Fulvio Mamone Capria, presidente della Lipu:

Un evento straordinario che siamo onorati di poter ospitare nella nostra oasi, per una specie emblematica del nostro patrimonio naturale, eppure ancora oggi vittima di bracconieri e di altri soggetti che non ne tollerano la presenza. Ben venga, invece, la presenza di questa specie, che contiene le popolazioni di ungulati in eccesso, fornendo un prezioso equilibrio all’ecosistema, oltre che costituire una presenza preziosa, anche fortemente simbolica, per il patrimonio faunistico della capitale e dell’intero paese.

L’Oasi di Castel di Guido viene gestita dalla Lipu dal 1999, anno in cui è nata una convenzione tra il Comune di Roma e l’associazione, vi lavorano la responsabile, Alessia De Lorenzis, e un team che studia da alcuni anni la presenza del lupo nell’oasi.

Ma c’è chi vuole sterminarli

Gli incendi che hanno devastato moltissime zone durante l’estate del 2017 hanno distrutto anche l’habitat naturale del lupo e di altri animali selvatici, che si sono visti costretti a spostarsi verso zone abitate. Questa mutazione di abitudini ha portato alcune regioni ad armarsi letteralmente contro i lupi e addirittura contro gli ibridi (risultato dell’accoppiamento tra un cane e un lupo). Da precisare che la differenza tra ibrido e lupo si verifica solo con l’analisi del DNA, quindi non è possibile distinguere a occhio nudo un lupo da un ibrido. Il cosiddetto “piano lupo” è stretto tra gli allevatori che premono per la mattanza e le associazioni ambientaliste che chiedono giustizia.

Alla demonizzazione dei lupi, si aggiunge l’uccisione dell’orsa ingiustamente uccisa davanti ai propri cuccioli. Anche in questo caso le Istituzioni sono rimaste in silenzio, dando di fatto l’approvazione all’uccisione dell’orsa, firmata dagli stessi tecnici che hanno ideato il “piano-lupo”. Una situazione che vede gli interessi economici spesso prevalere sulla protezione della Natura e di tutto l’ecosistema, con conseguenze che potrebbero essere più che nefaste per la nostra stessa esistenza.

La forza distruttiva degli incendi

La scorsa estate gli incendi hanno distrutto un patrimonio boschivo e agricolo di oltre 125mila ettari: alberi, cespugli, campi coltivati e incolti sono andati in cenere. La rilevanza degli incendi è stata aggravata da una siccità straordinaria, che ha colpito le regioni del centro e sud Italia, comprese Sicilia e Sardegna. Moltissimi animali hanno sofferto di questa situazione: sono morti milioni di uccelli, mammiferi, rettili, bruciati nei nidi e nelle tane dalle fiamme. Ulteriori danni sono stati legati alla morte di milioni e milioni di insetti, risorsa trofica principale per gli uccelli e per tanti altri animali selvatici. Il bilancio dell’estate con decine di milioni le specie morte in Italia. La Coldiretti stima che ogni ettaro bruciato conti in media quattrocento vite arse vive.

I danni causati richiederanno anni per ricreare gli habitat ormai distrutti, specie nei parchi nazionali del Vesuvio, della Majella e del Gargano. Già dall’autunno sarebbe stato necessario un piano di prevenzione degli incendi, da far partire a primavera, evitando così le emergenze estive.

La Lipu e la lotta alla caccia

La Lipu nasce nel 1965 come la Lega nazionale contro la distruzione degli uccelli proprio perché la caccia e l’uccellagione erano la principale causa di morte di milioni di animali selvatici. La contrarietà all’attività venatoria è insita nella mission dell’associazione. Continuano indefessamente la lotta contro questa concessione, che mette in pericolo molte specie inserite nei calendari venatori e che sono già in una condizione critica di conservazione.

Quest’anno, dopo un’estate che a portato, come abbiamo visto, milioni di morti nella fauna italiana, la stagione venatoria aperta a settembre non ha fatto altro che aggravare la situazione. Commenta la decisione Fulvio Mamone Capria, presidente della Lipu,

Concedere l’uccisione di tortore selvatiche e di altri uccelli con queste critiche condizioni climatiche, è stata una decisione irresponsabile di gran parte delle Regioni con il silenzio complice del Governo. E tutto questo nonostante il richiamo dell’Ispra che consigliava di fatto di sospendere l’apertura e preapertura della caccia.

Prosegue poi auspicando la chiusura delle concessioni venatorie in quanto

La caccia potrebbe essere abolita anche domani perché le modeste risorse economiche che entrano con le tasse di concessione sono nulla in confronto al gigantesco bilancio positivo che il solo turismo naturalistico porta nelle casse “diffuse” delle attività sul territorio: agriturismi, agroalimentare, guide, attrezzature fotografiche, vacanze nelle aree protette, etc. Noi siamo per diminuire le armi in circolazione e per favorire in ogni famiglia la presenza di un binocolo e di un cannocchiale in casa che offrono l’opportunità, attraverso il birdwatching, di godere veramente della natura, rispettandola. 

Le soluzioni per tutelare l’ambiente

Sempre Mamone Capria interviene sulla questione della tutela ambientale:

Serve una cultura ecologista che ponga come priorità, non solo a livello politico, ma in maniera diffusa, la tutela dell’ambiente per il beneficio che offre al cittadino e alla natura in generale. Non è più tempo di cavalcare rivoluzioni industriali inquinanti, di pensare al territorio come fonte di sviluppo e di crescita impattanti. Dobbiamo pensare a una rivoluzione verde a partire dalle ristrutturazioni edilizie, dall’uso di materiali riciclati e meno inquinanti, dalla riconversione di aziende con modelli innovativi, dalle energie rinnovabili a disposizione del cittadino e non solo delle multinazionali che ci speculano, dalle città sostenibili con la chiusura dei centri alle auto. Per quanto riguarda la fauna, ci vorrebbe una vera legge di protezione della biodiversità e a favore delle aree protette che non trasformi i parchi nazionali in parchi economici (come hanno tentato di fare di recente in Parlamento) ma che saldi per sempre il legame uomo-natura con equilibrio e rispetto di tutte le specie selvatiche viventi. Questi alcuni spunti che inserirei in un’agenda pluriennale ambiziosa. Ma se non ci proviamo noi come Italia, che siamo in Europa il Paese con la maggiore ricchezza di biodiversità, chi dovrebbe farlo?

Pubblicità

© Riproduzione riservata.