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Moda cruelty free

di Edgar Meyer

Moda cruelty free

Borse realizzate con ecopelle, sughero, vinile, pvc e cotone. Dolcevita, body, leggings, slip e canottiere in tessuto naturale come il Lenzing modal, la fibra derivata dal legno di faggio, oppure il Tencel, la fibra derivata dalla foglia di eucalipto. Scarpe prodotte con microfibra, materiale molto simile alla pelle: leggero, traspirante, idrorepellente, resistente all’usura e anallergico. Calzini in fibra di eucalipto. Cinture e portafogli fatti con lino, bambù e canapa.

Sono alcuni esempi della nuova frontiera della moda cruelty free: comoda, fashion, non violenta.

Utopia? No, realtà sempre più concreta. Con aziende e prodotti ben presenti sul mercato.

Un cambiamento culturale

[penci_blockquote style=”style-2″ align=”none” author=”Manuela Gigante, dirigente del Movimento Animalista”]Sempre più persone non sopportano di indossare pezzi di animali morti. E cercano di evitare di acquistare prodotti frutto di sofferenza, come cuoio, pelli e soprattutto pellicce. Oggi è impossibile non essere informati. Per una pelliccia di visone si squartano dai 25 ai 50 visoni, per una di volpe si ammazzano dalle 10 alle 20 volpi, per una di ermellino si massacrano 200 animali. Come si può pensare che una pelliccia sia elegante? È un capo volgare, ricco solo di morte, dolore e sofferenza. Le alternative calde, eleganti, di moda ci sono: dalle pellicce ecologiche a tanti altri tessuti[/penci_blockquote]

Le aziende si adeguano.

[penci_blockquote style=”style-2″ align=”none” author=”Donatella Versace”]Pellicce? Ne siamo fuori. [/penci_blockquote]

Donatella Versace, uno dei big dell’alta moda ha detto basta e, come Gucci, Givenchy, Hugo Boss, Armani, Michael Kors, Ralph Lauren, Vivienne Westwood (ma anche catene come Zara, H&M e Ovs) ha optato per un cambio di rotta.

Pellicce? No, grazie

Alla lunga lista di marchi che hanno messo al bando le pellicce da pochi mesi si è aggiunta anche Prada. Il gruppo le abbandonerà nelle proprie collezioni a partire dal 2020.

Moda cruelty free

[penci_blockquote style=”style-2″ align=”none” author=”Miuccia Prada”]L’innovazione e la responsabilità sociale sono parte dei valori fondanti del Gruppo Prada e la decisione di sottoscrivere la politica fur free rappresenta un importante traguardo nell’ambito di questo nostro impegno. La ricerca e lo sviluppo di materiali alternativi consentirà all’azienda di esplorare nuove frontiere della creatività e di rispondere, allo stesso tempo, alla domanda di prodotti più responsabili.[/penci_blockquote]

La decisione arriva dopo un lungo dialogo che ha coinvolto il famoso marchio di moda e alcune grandi associazioni che lottano per difendere i diritti animali. Se Prada è l’ultima arrivata, nell’alta moda c’è chi da tempo ha imboccato una strada più etica ed ecocompatibile. Come la stilista Elisabetta Franchi che dal 2012 collabora con la Lav e aderisce al “Fur Free Retail Program”, eliminando prima definitivamente l’uso della pelliccia animale dalle collezioni e poi anche quello della piuma d’oca e della lana d’angora.

Peta fashion Awards

Per aiutare i consumatori a scegliere meglio i vestiti animal-free, da alcuni anni l’associazione americana Peta (People for the ethical treatment of animals) assegna i Peta fashion awards. Nel 2017 una delle nomination più importanti è andata a Gucci che, a partire dalla collezione primavera/estate 2018, ha abbandonato la pelliccia nei suoi abiti segnando una tappa molto importante nel mondo della moda.

H&M, invece, si è contraddistinta come una realtà particolarmente cruelty-free grazie al vestito Bionic realizzato totalmente con un tessuto ricavato dai rifiuti plastici marini. Tra i vincitori dei Peta fashion awards 2017 ci sono anche l’italiano Tiziano Guardini, che si è aggiudicato il premio riservato agli stilisti per la maestria con cui lavora materiali sostenibili quali la rafia o la seta non violenta, e Stella McCartney che ha ricevuto la nomina per le migliori scarpe vegan.

Tante novità

L’anno scorso, invece, secondo Peta, si sono distinti Coach, Burberry, Michael Kors e Diane von Furstenberg, che hanno ottenuto il premio “Biggest Luxury Fashion Moment” per aver eliminato le pellicce dalle loro collezioni. Per la moda maschile il riconoscimento è andato ancora a Burberry per aver azzerato anche l’angora dalle proprie linee con l’arrivo dello stilista italiano Riccardo Tisci.

Hugo Boss è stato acclamato per le migliori calzature vegane maschili grazie a sneakers realizzate con foglie d’ananas. In ambito donna hanno trionfato le calzature Dr Martens, che ha vinto il premio “Best Vegan Boot Collection” per la collezione di stivali senza pelle, e Veja, brand spagnolo di sneakers che ha ricevuto il premio “Best Vegan Shoe Collection” per la collezione in pelle vegan e cotone biologico.

Si è distinto il marchio italiano Napapijri grazie all’impegno nella creazione di capispalla maschili a zero sfruttamento delle oche, seguito a ruota da “Save the Duck”, premiato per i suoi capispalla riciclati e privi di imbottitura di piume d’animali per la clientela femminile. Premi anche per la piattaforma online Asos, dopo l’annuncio che introdurrà un divieto sulla vendita di mohair, seta, piume e cashmere.

La moda è sempre più cruelty free

Chi vincerà i Peta fashion Awards 2019? La concorrenza non mancherà. La lista dei marchi che abbracciano politiche green continua, infatti, ad ampliarsi: ultimi in ordine di tempo sono Chanel, che ha annunciato che non produrrà più borse in rettile, e Jean Paul Gaultier, che ha detto stop alle pellicce.

Dalle scarpe alle borse e dalle giacche agli abiti, la lista dei marchi che trasformano la propria impresa in un’attività rispettosa dei diritti degli animali è in continuo aggiornamento.

[penci_blockquote style=”style-2″ align=”none” author=”Roberto Cavallo, esperto di settore dell’associazione Leidaa”]Perché seguire le tendenze, oggi, significa assecondare le esigenze di consumatori etici che sempre più di prima chiedono di potersi vestire in maniera responsabile cercando di porre fine ai maltrattamenti inflitti agli animali.[/penci_blockquote]

San Francisco vieta la vendita di pellicce in città

Il mutamento culturale in atto coinvolge anche amministrazioni pubbliche. San Francisco l’anno scorso ha detto basta alla vendita di pellicce e a tutti i capi di abbigliamento fatti con pelliccia animale, diventando la più grande città degli Stati Uniti a istituire il divieto. Il bando è stato approvato all’unanimità dal consiglio dei supervisori municipali ed è entrato in vigore nel gennaio di quest’anno. Il divieto si applica a qualsiasi oggetto che includa elementi di pelliccia, guanti e scarpe inclusi. In California il divieto vige già nelle città di Berkeley e West Hollywood.

San Francisco, che prende il nome dal santo patrono degli animali, si è fatta così una fama di città dalla forte coscienza sociale. Coraggiosamente, anche a scapito del business.

La moda cambia: il Fashion pact

I segnali di cambiamento sono tanti. Durante l’ultimo G7, ad agosto, il settore tessile e dell’abbigliamento ha svolto un ruolo importante nei dibattiti sul clima affrontati dai rappresentanti politici di Francia, Germania, Italia, Regno Unito, Giappone, Canada e Stati Uniti d’America. Tra i vari accordi internazionali è nato anche il Fashion pact: ben 32 aziende di moda di fama internazionale lo hanno sottoscritto e si impegneranno a ridurre l’impatto del loro comparto.

L’obiettivo è di rivedere i processi produttivi e diminuire l’impatto di una delle industrie più inquinanti al mondo. Le aziende firmatarie staranno attente ad approvvigionarsi di materie prime sostenibili, adotteranno energie rinnovabili nei processi produttivi e lungo tutta la filiera, introdurranno materiali innovativi la cui produzione non comprometta le specie vegetali e animali.

Come trovare la moda cruelty free?

Il problema, spesso, è orientarsi e trovare con facilità la moda sostenibile e animal-free. Sia online sia nella propria città.

[penci_blockquote style=”style-2″ align=”none” author=”Cristina Donati, esperta dell’associazione Gaia Animali & Ambiente”]Uno strumento utile, che utilizzo spesso è il sito https://ecofashion.vestilanatura.it/. Trovo marchi di moda, negozi di abbigliamento o laboratori artigianali animal-free, trovo negozi e artigiani nella mia città o in quelle dove mi sposto e acquisto online prodotti ecologici e cruelty free. [/penci_blockquote]

Vesti la natura è un grande network: una vetrina per il movimento della moda sostenibile e cruelty free e probabilmente la più ricca fonte di notizie su brand di moda, abbigliamento bio e vegan, borse, scarpe e accessori di moda a basso impatto ambientale. Brand -e prodotti- che sono sempre di più e sempre più originali. Basta conoscerli.

Made in Italy: le borse animal-friendly

Ecco solo alcuni esempi di made in Italy in salsa cruelty-free. Kweder, azienda che si definisce “human & animal friendly”, nata nel 2016 in Sicilia dall’idea di tre sorelle di origine siriana e trae ispirazione proprio dalla terra in cui è nato. Tutte le borse e gli accessori artigianali di qualità che produce sono vegan e realizzati con materiali alternativi.

Ligneah è un marchio tutto italiano nato dalla passione per la salvaguardia ambientale e per la moda di un padre e una figlia: produce borse e accessori in legno. In legno? Si, perché attraverso un particolare processo di lavorazione è possibile ottenere un materiale del tutto simile alla pelle per resa, morbidezza e resistenza. Ma 100% cruelty-free ed eco-compatibile.

Moda cruelty free

Al contrario di ciò che potrebbe suggerire il nome, The White Universe è un piccolo brand tutto italiano, e produce modelli di borse e pochette uniche e irripetibili perché interamente realizzate a mano. Sempre utilizzando materiali cruelty-free come ecopelle, vilpelle, vinile, pvc e cotone.

Marchio americano specializzato nella creazione di accessori animal-friendly, Jill Milan ha però scelto l’Italia come base per le proprie creazioni, tutte realizzate a mano da maestri artigiani. Borse che non di rado accompagnano le celebrità durante eventi mondani e la cui vendita finanzia in parte associazioni animaliste ed enti di beneficenza.

Scarpe vegane e italiane

Calzature cruelty-free e design italiano: questo è Risorse Future, che crea prodotti certificati dalla Vegan Society. Le scarpe sono realizzate da artigiani marchigiani, traendo tutti i vantaggi della filiera locale perché svolta interamente in zona senza lavorazioni (e trasporti) esterni, in un clima di chilometro zero.

Moda cruelty free

Anche Bella Storia è un’azienda tutta italiana che da alcuni anni produce artigianalmente scarpe 100% vegane da uomo, donna e bambino. Tutte le calzature sono personalizzabili online nei materiali e nei colori, e realizzate in un numero limitato di pezzi.

Moda cruelty free

Altro brand italiano è Baiji Vegan Shoes che impiega, per realizzare le sue scarpe, solo materiali eco-sostenibili e cruelty-free. Tra questi il sughero, antichissimo e naturale, ma anche cartone riciclato, pura cellulosa di cotone e poliuretano.

Moda cruelty free

L’italianità, un marchio di fabbrica

“Sempre e per sempre vegan”: questo è il motto del brand inglese Willi’s Vegan Shoes che realizza non solo calzature da uomo, da bambino e da donna, ma anche borse e accessori 100% senza materiali di derivazione animale, fabbricati in Italia e Portogallo.

Se si parla di scarpe vegan non si può non citare Noah, brand che grazie all’attenzione per la salvaguardia ambientale e l’esclusione di qualsiasi tipo di materiale di derivazione animale ha ottenuto l’approvazione delle certificazioni sia di Peta sia di Lav oltre che della Vegetarian Society. Noah realizza, infatti, calzature da uomo e da donna (ma anche borse, portafogli e cinture) 100% cruelty-free, in uno stile tutto italiano.

E ancora: per Noharm, marchio che produce calzature, abbigliamento e accessori da uomo classici ed eleganti, tutti rigorosamente vegan, oltre che il rispetto della filosofia vegan è importante che la lavorazione -che avviene in Italia- sia in condizioni di lavoro equo.

Certificazioni vegan-friendly:

Insomma: è sempre meno difficile acquistare borse, scarpe e accessori vegani anche nelle catene di negozi di abbigliamento o nei grandi negozi online come Amazon o Zalando. Attenzione, però: è bene controllare le etichette. Abiti, sciarpe, cinture e altri accessori possono essere considerati sicuramente vegan-friendly quando dispongono di una delle certificazioni tessili che attestano i brand di moda che decidono di rinunciare all’uso di materiali di origine animale. In Italia ne troviamo almeno 4.

La certificazione Peta è dell’associazione animalista americana che da anni indaga e si batte contro le violenze sugli animali. Lavorando su scala globale è la certificazione più nota, e anche la prima in assoluto nel settore tessile. L’etichetta è in rapida espansione anche in Italia.

La certificazione Animal Free Fashion è un’idea Lav-Lega Anti Vivisezione. Assegna un rating di valutazione corrispondente a V | VV | VVV | VVV+. Il rating VVV+ è assegnato alle aziende di moda che rinunciano a tutti i materiali di origine animale, mentre il rating minore V viene assegnato a chi rinuncia solo alle pellicce. Fur Free è un programma internazionale lanciato da 40 organizzazioni a tutela dei diritti animali. Ad oggi hanno aderito circa 1000 aziende tra brand di moda e retailer di tutto il mondo.

L’obiettivo del programma Fur Free è eliminare definitivamente l’utilizzo di pellicce animali nel settore tessile.

VeganOK è un marchio italiano molto utilizzato nel settore alimentare. È possibile trovare questa etichetta in qualsiasi supermercato e in ogni tipo di prodotto. Seppure poco utilizzata nel settore tessile, alcuni brand di moda iniziano a farne uso.

Felicetti (LAV): “Si può fare!”

[penci_blockquote style=”style-2″ align=”none” author=”Gianluca Felicetti, presidente della Lav”]Oggi le alternative a pelle, lana, piume, pellicce e seta sono molteplici, e l’industria della moda e i consumatori consapevoli non possono più ignorarle. Le nuove tecnologie e la ricerca ci riservano, ogni giorno, piacevoli sorprese in merito a fibre vegetali e sintetiche. Trovare moda etica e sostenibile è sempre più facile. [/penci_blockquote]

Ora sta a noi, con i nostri acquisti, decidere di stare dalla parte degli animali. E premiare una moda fatta di estetica ma anche ricca di etica.

Indirizzario web:

Ecco dove acquistare “vegan-friendly”
Ecofashion
Kweder
Ligneah
The White Universe
Jill Milan
Risorse Future
Bella Storia
Baiji Vegan Shoes
Wills Vegan Shop

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